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Long Life/ La vita si allunga. Viviamola meglio OF OSSERVATORIO FINANZIARIO

SOMMARIO

Chi oggi ha 40-50 anni può sperare di vivere fino a 110-120 anni. Nel 2050, invece, si raggiungeranno addirittura i 150 anni. Of-Osservatorio finanziario si è chiesto se si tratta di fantascienza o realtà, speranza o incubo. E ha scoperto che per gli scienziati potrebbe essere tutto vero. Merito dei progressi in campo medico, delle nuove terapie in arrivo e delle tecnologie biomediche in fase di sperimentazione, che permettono di vivere più a lungo. Ma se la vecchiaia dura di più, è necessario imparare a vivere meglio gli anni post pensione. Risparmiando e sfruttando il tempo libero per viaggiare o insegnare lavori dimenticati

Long Life/ La vita si allunga. Viviamola meglio

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Mario B. ha 60 anni e una vita da copione. Ha studiato, si è trovato un buon lavoro da impiegato, si è sposato e ha messo su casa e famiglia, ha mandato i figli prima a scuola e poi all’università, e sta pagando le rate del mutuo tutti i mesi per la sua bella villetta bifamigliare. Ogni tanto si concede una breve vacanza con la moglie, va a trovare i figli che ormai abitano fuori casa e pianifica il futuro. Nel giro di qualche anno, infatti, andrà in pensione, e con i risparmi messi da parte, potrà godersi gli anni della vecchiaia. Per fare qualche viaggio o pagarsi, senza gravare su figli e rispettive famiglie, le cure necessarie nel caso in cui (non si sa mai) sopraggiungesse qualche malattia legata all’età.
Tutto sembra filare liscio, ogni cosa è pianificata con cura: casa, lavoro, risparmi. Ma c’è un dettaglio che forse Mario non ha considerato: e se la sua vecchiaia si prolungasse, per esempio, per altri 90 anni? Basterebbero i risparmi messi da parte a garantirgli un futuro sereno? E come occuperebbe il tanto tempo a disposizione?

L’ipotesi sembra un po’ futuribile, quasi da film di fantascienza. Eppure alcuni studiosi ne sono convinti: nel 2050 si potrà vivere fino a 150 anni.
Una stima un po’ esagerata? Forse. “Nella realtà dei fatti possiamo stimare l’aspettativa di vita intorno ai 110-120 anni”, annuncia Giovanni Boniolo, Professore Ordinario di Logica e Filosofia della Scienza presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria dell’Università degli Studi di Milano, e direttore del programma di ricerca Fondamenti filosofici della biomedicina, bioetica ed epistemologia presso la Fondazione IFOM (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare), “certo, non si tratta di un calcolo scientifico basato su un determinato algoritmo matematico, ma è una approssimazione abbastanza verosimile. E deriva dalle conoscenze biologiche che abbiamo oggi, unite ad una valutazione circa quanto avvenuto negli ultimi decenni. Al tempo dell’unità d’Italia, nel 1861, l’aspettativa di vita non superava al massimo i 40, 43 anni. Oggi invece, si può arrivare fino a 73. Ecco perché è ragionevole pensare che anche in futuro le prospettive di vita continueranno ad allungarsi”.

Non si tratta però di un futuro lontano, per ora solo ipotizzabile, che coinvolgerà le nuove generazioni, di quelli che oggi sono ancora bambini. “Anche chi ha 40 o 50 anni oggi può pensare di arrivare tranquillamente a superare la soglia dei 100 anni di età”, conferma, Boniolo. Anche i dati supportono la teoria. Come per esempio quelli raccolti dall’ONU, secondo i quali nel 2045 per la prima volta il numero di anziani nel mondo (cioè di over 60) supererà quello dei bambini. Sorpasso già avvenuto, invece, ancora nel 1998, nei paesi più avanzati delle economie occidentali con in testa su tutti il Giappone, paese più vecchio del mondo.
“Oggi un uomo di 65 anni in salute ha un 50% di possibilità di vivere per 22 anni da pensionato”, conferma anche Francesca Martignoni, Head of Marketing and Corporate Communications per l'Italia di Fidelity International, “all’interno di una coppia di 65enni, inoltre, c’è il 50% di possibilità che almeno uno dei due viva fino a 93 anni e il 25% di possibilità che uno dei due arrivi fino a 97 anni”.

I progressi della medicina
Il merito è tutto, o quasi, della medicina. “I fattori che influenzano la durata della vita sono l’igiene e l’alimentazione”, commenta Boniolo, “oggi tutti ci laviamo e tutti abbiamo consapevolezza di cosa mangiare e come nutrirci al meglio. Inoltre la medicina è anche in grado di offrire cure mediche migliori e più avanzate rispetto al passato. E con il tempo potrebbero arrivare a svilupparsi ulteriormente. Il fatto è”, continua il professore, “che i progressi scientifici e le nuove tecnologie permettono di vivere meglio. Ecco perché per migliorare la qualità di vita futura è necessario implementare ulteriormente le tecnologie che già abbiamo a disposizione”.
Soprattutto quelle che si propongono di trovare una cura alle malattie più frequenti (e più spaventose) che affliggono la terza età, e non solo. Come l’Alzheimer, che colpisce circa il 5% delle persone al di sopra dei 60 anni, vale a dire una donna su cinque e un uomo su dieci entro gli 85 anni. Ma anche il cancro, il diabete, l’Aids ecc.
---- Tante le sperimentazioni attive, che in futuro (si spera) porteranno a risolvere (o almeno a ridurre) i malati gravi. A partire proprio dall’Alzheimer, che vanta ricerche congiunte attive a livello internazionale che, proprio di recente, hanno permesso di scoprire 5 nuovi geni coinvolti nello sviluppo della malattia, che vanno ad affiancarsi ai 5 già noti.
La chiave dello sviluppo futuro delle conoscenze mediche sembra, a detta degli esperti, risiedere proprio nella genetica. L’Istituto anti-tumori di Candiolo (Torino), a capo di un progetto di ricerca europeo, Coltheres, finanziato con 6 milioni dalla Commissione Europea nell'ambito del settimo Framework programme, ad esempio, sta studiando il ruolo delle mutazioni genetiche nella risposta alle terapie a bersaglio molecolare nei tumori del colon.
Il Biocell Center, invece, con sede legale a Busto Arsizio e controllate a Lugano, Milano e Boston, è il primo centro al mondo di trattamento e crioconservazione delle cellule staminali da liquido amniotico. Che ha l’obiettivo di utilizzare e applicare le staminali nella medicina rigenerativa e nelle terapie cellulari.
Mentre uno studio recentemente pubblicato sulla rivista ‘Nature’ e condotto da un team di ricercatori del National Institute on Aging (Nia) , l’istituto di ricerca con sede a Bethesda, Maryland (USA), rivela che proprio nella genetica risiede l’elisir di lunga vita. In particolare, la ricerca mostra che esiste un unico gene, denominato ‘gene di Highlander’ (ma in realtà ha un nome più tecnico: Zscan4), in grado di rendere immortali le cellule embrionali. Con conseguenze nei campi della biologia delle cellule staminali e della medicina rigenerativa.
Punta sulla medicina del futuro, infine, anche il centro medico di ricerca Quo Vadis, voluto dall’associazione San Raffaele-Fininvest: un ospedale virtuale per la medicina preventiva e predittiva, che segue tutte le fasi di vita dei pazienti in cura dal momento della loro nascita, cercando di prevenire lo sviluppo di eventuali malattie. Il centro sanitario, la cui realizzazione è stata annunciata ancora nel 2007, attualmente sembra che potrebbe venir dismesso dall’Associazione San Raffaele.

Nuove e vecchie malattie
Nonostante i progressi, le malattie non scompariranno. “Dal punto di vista delle patologie non ci sarà una riduzione delle malattie”, avverte Boniolo. Anzi, da uno studio pubblicato sul Journal of Gerontology di ottobre 2010 dai gerontologi Eileen Crimmins e Hiram-Sánchez Beltrán della University of Southern California, emerge che più a lungo si vive, più si hanno possibilità di contrarre malattie gravi (tipo malattie cardiovascolari, cancro o diabete). La ricerca, condotta negli Stati Uniti, infatti, mostra che il periodo di vita trascorso con grave malattia o con perdita di mobilità, è aumentato nel corso degli ultimi decenni, fino ad arrivare ad una media di circa un anno in più.
“Nonostante la ricerca continui a progredire, i casi di tumore non diminuiranno”, conferma Boniolo che spiega, “il cancro deriva da una mutazione cellulare e, dunque, c’è da pensare che più si va avanti con l’età, maggiore sarà il ricambio cellulare e dunque la possibilità di contrarre queste malattie. Probabilmente ci sarà un aumento dei casi. Che andrà però di pari passo con un aumento del sapere scientifico e dello sviluppo di tecnologie biomediche. Abbiamo dunque la speranza di abbassare e ridurre il numero dei casi di mortalità”.
Ma la vera malattia del futuro, stando allo studio condotto dal ricercatore Hywel Williams nel 2008 e pubblicato dal Journal of Allergy and Clinical Immunology, è l’allergia. Nei prossimi anni, infatti, le patologie infettive verranno sorpassate da quelle allergiche, risultato dei cambiamenti ambientali. E ciò avverrà soprattutto nelle città dei paesi in via di sviluppo, in rapida crescita demografica.

---- Vivere meglio
Come vivere meglio gli anni della lunga vecchiaia? Il demografo Vaupel James non ha dubbi: l’ideale sarebbe modificare le tappe della vita per adattarle alle nuove condizioni demografiche. “Invece che destinare i primi due decenni esclusivamente all’istruzione, i successivi 3-4 decenni alla carriera e all’educazione dei figli e solo gli ultimi al tempo libero si potrebbe consentire alle persone di lavorare meno ore al giorno, rimanendo però più a lungo sul mercato del lavoro e godendo al contempo anche di più tempo libero spalmato sugli anni migliori”, spiega il demografo su Nature di marzo 2010. Il fatto è che non solo la vecchiaia dura più a lungo, ma si può anche ragionevolmente pensare di arrivare ad una soglia di età avanzata in condizioni di salute relativamente buone.
“Gli anziani di oggi sono molto più attivi e in buona salute rispetto a qualche anno o decennio fa”, commenta Boniolo, “per questo bisogna sviluppare strutture e impiegare risorse per sfruttare i potenziali lavorativi dei nuovi anziani. Un esempio interessante in Italia è il centro residenziale per anziani Fondazione Opera Immacolata Concezione Onlus con varie sedi tra Padova e Vicenza. All’interno del centro, infatti, gli ospiti hanno la possibilità di insegnare lavori manuali, magari dimenticati, alle nuove generazioni”. Sul modello dei residence americani per anziani, dotati di ogni comfort, dalle palestre alle piscine, ai campi da tennis.
In Germania, invece, sono molto attenti alla classe lavorativa over60. L’azienda americana BorgWarnercon, con sede operativa nella regione Renania Palatinato, per esempio, ha migliorato l’illuminazione degli uffici e delle catene di montaggio in modo da andare incontro ad una classe operaia con età media sempre più elevata. Inoltre, propone regolarmente visite mediche per tutti i dipendenti, organizza seminari professionali e personalizza gli orari di lavoro adattandoli in base all’età. Le fabbriche, inoltre, sono state dotate di sollevatori, tapis-roulant e rulli trasportatori per consentire spostamenti senza fatica e per permettere di svolgere il lavoro senza doversi piegare arrecando danno alla schiena. In più, sono disponibili (e sempre a carico dell’azienda), anche scarpe ad hoc, con suole sinuose appositamente create per non stancare chi è costretto a rimanere a lungo in piedi.

Risparmiare di più
Ma se si vive di più, è il caso di iniziare a mettere da parte un po’ di risparmi per garantirsi un futuro tranquillo. “Immaginiamo di andare in pensione a 70 anni e di vivere fino a 120”, ipotizza Boniolo, “con cosa si sopravvive per i restanti 5 decenni di vita?”.
“In effetti, con la vita che si allunga nasce un problema inedito: il rischio di longevità”, avverte Giuseppe Rocco, esperto di Previdenza integrativa presso la Direzione Marketing Privati di Intesa Sanpaolo, docente presso la Scuola di Alta Formazione Previdenza presso ABI/Universitas Mercatorum e membro della ‘Commissione degli Stakeholder’ dell’EIOPA (European Insurance and Occupational Pensions Authority), “vale a dire il rischio di sopravvivere al proprio reddito”. Per vivere sereni l’ideale è iniziare già oggi a accantonare qualcosa. Magari sfruttando la previdenza complementare, tipo i fondi pensione, per avere un assegno può congruo ogni mese una volta raggiunta l’età pensionabile. O ancora, si può pensare di rischiare magari un po’ di più e iniziare da subito a investire in azioni o fondi, costruendosi un portafoglio su misura. Investendo, tanto per fare un esempio, proprio in quelle aziende che nel futuro si prevede avranno uno sviluppo notevole sulla spinta del progresso medico e biotecnologico.

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