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Conti di deposito. Cronaca di un assassinio OF OSSERVATORIO FINANZIARIO

SOMMARIO

Nel 2011 erano il prodotto di risparmio preferito, l’approdo dalla fuga dai fondi comuni e dalla crisi dei conti correnti. Poi è arrivata l’imposta di bollo proporzionale. E per i conti di deposito potrebbe essere l’inizio della fine. Perché crolla il rendimento. E non solo. Perchè mutano le abitudini del risparmiatore, che si era abituato a cambiare conto per cogliere le migliori opportunità e ad avere più banche, anche senza giacenze. Ecco tutte le cifre della crisi. E cosa stanno facendo le banche. Molte, ad esempio, lanciano prodotti alternativi, molto simili ai depositi, ma senza bolli. Altre invece … E intanto continuano le ultime promozioni da cogliere al volo

Conti di deposito. Cronaca di un assassinio

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Le somme in giacenza sui conti di deposito sono aumentate, da luglio a dicembre 2011, del 10,95%, passando da 493 miliardi di euro a 547. Anche l’Abi ha notato uno spostamento di capitali sempre più consistente a discapito dei conti correnti. E come approdo dalla fuga dei fondi comuni. A fine 2011, ad esempio, sui conti correnti erano depositati 727 miliardi che, un mese dopo, nel gennaio 2012, erano diventati 696 miliardi. Nello stesso mese, sui conti di deposito c’erano 12,6 miliardi in più: erano 84,2 miliardi, a dicembre, erano diventati 96,8 miliardi a gennaio.

I conti di deposito nel 2011, hanno fatto un vero boom. Tanto da diventare lo strumento di risparmio preferito dalle famiglie. Ma ora l’introduzione della imposta di bollo proporzionale, fissata a quota 0,10% per tutto il 2012, con un minimo di 34,20 euro e un massimo di 1.200 euro (leggi qui), taglia i rendimenti reali dei depositi, e quindi il loro appeal. “Il conto di deposito, prima, risultava essere il prodotto meno tassato in assoluto”, spiega un esperto del settore, “l’introduzione della nuova imposta lo renderà molto meno appetibile come soluzione di risparmio”.

Una stangata per le famiglie
Le più penalizzate saranno le famiglie, che utilizzano il deposito come strumento per far fruttare, almeno un po’, i risparmi messi da parte. E che hanno un conto di deposito-tipo con giacenza compresa tra 10.000 e 20.000 euro. In genere le famiglie preferiscono il conto vincolato ai 12 mesi. Anche se, assicurano alcuni esperti del settore, nell’ultimo periodo i vincoli più corti, a 6, magari anche 9 mesi, stanno riscuotendo un discreto successo.
Oggi, prendendo per esempio un patrimonio di 10.000 euro, l’applicazione dell’imposta allo 0,10% (per il 2012), comporterebbe una spesa complessiva di 10 euro all’anno. Ma poiché la spesa minima è fissata a quota 34,20 euro, risulta applicata, di fatto, una percentuale dello 0,34%. Chi ha messo da parte invece un patrimonio di 5.000 euro, si trova a dover pagare un bollo, sempre di 34,20 euro, molto maggiore rispetto allo 0,10% previsto, che sarebbe pari a 5 euro. A conti fatti, dunque, il cliente in questo caso spende lo 0,68%.

Ci guadagna solo chi ha capitali consistenti. Se si deposita per un anno 1 milione di euro, infatti, si paga lo 0,10% effettivo, con una spesa totale di 1.000 euro che rientra perfettamente nel range stabilito dalla normativa, che fissa il massimo applicabile a quota 1.200 euro. Mentre chi ha ancora di più, magari 2 milioni di euro, si trova a fine anno un’imposta addirittura scontata. Lo 0,10% del patrimonio, infatti, sarebbe pari a 2.000 euro. Ma poiché la normativa prevede un tetto massimo di 1.200 euro, si può beneficiare di una riduzione di 800 euro l’anno. In questo caso, quindi, il bollo effettivamente applicato è pari allo 0,06%.

Conti alla mano
Ma quanto inciderà davvero la nuova imposta sul patrimonio del depositante? Of-Osservatorio finanziario ha fatto alcuni esempi, utilizzando, per il calcolo tre simulazioni di utilizzo, con capitali investiti che vanno dai 5.000 ai 50.000 euro.
Supponendo di voler investire un patrimonio di 10.000 euro al rendimento lordo del 4% per 12 mesi, si avrà, una remunerazione netta, al lordo della ritenuta fiscale del 20%, pari al 3,2%. Che, a conti fatti, vuol dire un guadagno, al termine del periodo prestabilito dal contratto, di 320 euro. A questi, però, va sottratta l’imposta di bollo di 34,20 euro, riducendo quindi il guadagno complessivo del 19,37%, e pari a 258,8 euro. Questo significa che il rendimento netto del 3,2% scende ad un più ridimensionato 2,58%.
Se invece si opta per un deposito a 9 mesi, con tasso annuo nominale per esempio fissato al lordo 3,50%, si ottiene un tasso effettivo netto, applicato sui 9 mesi e non sull’anno, del 2,10%. Per un guadagno di 210 euro al termine del rapporto. Sottraendo l’imposta di bollo, sempre di 34,20 euro, però il rendimento cala a 175,8 euro.
Ma l’imposta di bollo proporzionale pesa di più su capitali di dimensioni contenute. Considerando infatti un capitale di 5.000 euro investito per 6 mesi al lordo 3%, si ottiene un guadagno effettivo di 60 euro. Di questi, 34,20 euro vanno in imposte, più della metà del guadagno netto. Sui 50.000 euro, invece, le cose cambiano. Per depositi a un anno, sempre con tasso annuo nominale del 4%, infatti, si possono portare a casa, al termine del vincolo, 1.600 euro, 50 dei quali vanno in imposte.

---- Addio ai clienti nomadi?
Ma l’effetto negativo, una autentica pugnalata inflitta ai rendimenti, non è solo nelle cifre. La nuova tassazione modifica anche le abitudini di risparmio. “I clienti ‘digitali’ oggi hanno un ottimo livello di confidenza con gli strumenti finanziari di gestione del denaro”, spiega Andrea Mencarini, Responsabile Marketing Famiglie del Gruppo Banco Popolare, “e scelgono i prodotti con i rendimenti maggiori, anche a costo di spostarsi da un conto all’altro al termine delle offerte promozionali. Di fatto, sono diventati clienti nomadi: migrano il loro denaro di volta in volta presso gli istituti di credito che propongono le remunerazioni maggiori. E spesso non chiudono i conti già aperti, lasciandoli invece inattivi, con zero giacenze. L’introduzione della nuova imposta di bollo, però, potrebbe cambiare questa pratica, essendo applicata comunque anche sui depositi in cui non risultano giacenze”.

Conti alla mano, però c’è anche chi è molto meno pessimista. “Il conto di deposito vincolato continuerà anche nei prossimi mesi a riscuotere successo. Anche con la nuova imposta di bollo”, sostiene ad esempio Luca Vanetti, Responsabile Direzione Marketing di Banca Popolare di Vicenza, “se da un lato, infatti, l’imposta di bollo progressiva andrà a ricomprendere ora anche le somme depositate nei conti vincolati, dall’altro la recente riforma delle aliquote ne ha ridotto dal 27% al 20% la tassazione sui rendimenti. Ai livelli di tasso attuali il gap di fiscalità che prima esisteva rispetto ad altri strumenti finanziari si è quindi di fatto azzerato, così come si è ridotto quello rispetto ai titoli di stato. Complessivamente crediamo che l’assieme dei due interventi abbia di fatto accresciuto e non diminuito la competitività dei conti di deposito rispetto alla situazione pregressa”.

Prodotti alternativi
Per il momento la normativa è in attesa di essere approvata dal Parlamento (dovrà esserlo entro il 2 di maggio). Ma gli addetti ai lavori sono (quasi) tutti concordi nel sostenere che sarà confermata. “Il fatto è che è stata diminuita l’imposta sui conti, che dal 27% ora applicano una aliquota del 20”, spiega un bancario che preferisce rimanere anonimo, “certo, in parte la differenza è compensata dal nuovo regime fiscale che porta al 20% l’imposta su prodotti (come i PCT, tanto per citarne uno) che prima invece erano al 12,5%. Ma questo non basta, a mio avviso. Innanzitutto perché i prodotti passati dal 12,5% al 20 sono molti meno rispetto ai conti passati invece dal 27 al 20%. In secondo luogo, e cosa più importante, sono numerosi i conti correnti che non prevedono l’applicazione dell’imposta, cioè tutti quelli con giacenza inferiore a 5.000 euro. Conti alla mano ritengo che per ottenere un pareggio tra perdite da un lato, e guadagni dall’altro, sia naturale che la normativa passi”.

Come fare quindi? Le banche si stanno già attrezzando. “Questo mutamento supponiamo indurrà le banche a studiare altri prodotti o a modificare quelli attuali, per rispondere in modo più efficace alle mutate esigenze”, conferma il bancario anonimo che aggiunge, “a dir la verità, si sta già assistendo ad un fenomeno di adeguamento al nuovo scenario, che significa individuare qualcosa di nuovo o modificare prodotti già in house per proporre alla clientela soluzioni di risparmio vantaggiose”.
Alcuni istituti, ad esempio, stanno studiando prodotti nuovi o servizi aggiuntivi da associare al deposito. “Noi stiamo pensando di lanciare, dopo l’estate, un Time Deposit da collegare al conto corrente”, anticipa Mencarini (Banco Popolare), “in pratica si tratta di un conto corrente tradizionale all’interno del quale vi è la possibilità di vincolare alcune partite per determinati periodi di tempo prestabiliti. In questo modo, infatti, l’imposta di bollo proporzionale non è dovuta, ma resta applicata solo quella del conto corrente, fissa per tutti a 34,20 euro”. Il nuovo modello è sostanzialmente quello del Conto Webank di Webank, la banca online del Gruppo BPM. Il conto 2 in 1, infatti, consente di vincolare, a scelta, per 3, 6, 12 o 18 mesi, le somme in giacenza sul conto corrente collegato, e impone il pagamento del solo bollo previsto per il conto. “Anche il nostro Conto Italiano di Deposito è attualmente collegato a un conto corrente e pertanto non soggetto all’imposta di bollo”, fanno sapere da MPS, “tuttavia la normativa di carattere fiscale è in via di evoluzione”.

---- Barclays Bank, invece, continua a puntare sui conti correnti tradizionali con rendimenti oltre la media. “Il vero elemento distintivo di questo prodotto è la libertà che il cliente ha di gestire il proprio denaro insieme a un tasso di remunerazione competitivo grazie alla completa assenza di vincoli sulle giacenze”, commenta Pietro D’Anzi, CEO Barclays Italia, “in un momento come l’attuale, l’assenza di vincolo è estremamente interessante poiché permette al cliente di gestire il proprio denaro nel quotidiano e preservare contemporaneamente la possibilità di rientrare gradualmente sul mercato quando nuove opportunità di investimento si dovessero presentare”. Fino al 30 aprile, infatti, è attiva la promozione sul conto corrente BarclaysPiù con tan promozionale del 4% lordo applicato, fino a fine anno, su giacenze massime di 300.000 euro, ma può arrivare a coprire giacenze fino a 500.000 euro per chi dispone l’accredito diretto di stipendi o pensioni, o a fronte di un bonifico mensile continuativo di almeno 1.000 euro. Dopo il primo anno il tasso resta fissato al 2% per tutto il 2013 e il 2014.
In più, dal 17 aprile 2012 Barclays Bank ha a catalogo anche un nuovo Time Deposit, Time Deposit Barclays Più, costituito da quattro tranches tutte con medesimo importo vincolato (ognuno rappresenta il 25% del capitale totale), uguale tasso di interesse fisso al 3,25% e diversa scadenza da 3, 6, 9 e 12 mesi. Le 4 tranches vengono sottoscritte simultaneamente, il capitale viene vincolato nello stesso momento e ogni 3 mesi, cioè alla scadenza di ogni tranche, sul conto d’appoggio del cliente verrà accreditata la quota capitale corrispondente (il 25% del vincolo) e la rispettiva quota di interessi maturata.

“Banca IFIS ha già comunicato a tutti i clienti che sarà la banca a prendersi carico di questa nuova imposta per tutto il 2012”, dichiara Giovanni Bossi, ad di Banca IFIS, “ma continueremo comunque a lavorare su nuovi servizi aggiuntivi collegati al deposito. E’ già disponibile la Carta rendimax, la carta di pagamento che consente di prelevare le somme depositate sul conto svincolato su rendimax libero in qualsiasi momento, proprio come da un normale conto corrente. Con la differenza che le giacenze continuano a fruttare fino al momento del prelievo. Per il futuro, stiamo pensando di ampliare la gamma di servizi accessori, con l’obiettivo di portare a bordo del conto di deposito un po’ alla volta tutti i servizi normalmente attivi su un conto corrente”.

Offerte a confronto
In attesa che il quadro normativo sia chiaro, per fortuna dei risparmiatori, continuano le promozioni. E a starci dietro si possono ancora trovare delle buone opportunità. UniCredit arriva a garantire un massimo del 3,25% lordo sui depositi a 24 mesi, mentre il tasso si assesta sul tondo 3% per le durate a 18 mesi e scende al 2,50 su vincoli annuali. Il deposito richiede un investimento minimo compreso tra 10.000 e 5.000.000 euro, non prevede costi di apertura e gestione, e può essere sottoscritto solo da chi apporta nuova liquidità.
MPS, invece, con il nuovissimo Conto Italiano di Deposito, lanciato a fine febbraio 2012, offre un rendimento massimo del 3,60% sui 24 mesi per tutti i nuovi clienti, chi apporta nuova liquidità, sempre sui 2 anni, ha una remunerazione del 3,50%, mentre il tasso base, ridimensionato, per tutti i già clienti del gruppo si ferma al 2,60%. L’investimento minimo è di 5.000 euro e, a scelta, si può optare per durate inferiori rispettivamente da 6, 12 e 18 mesi.

Tra le tre big del mercato solo Intesa Sanpaolo non ha conti di deposito ma preferisce puntare su un Buono di Risparmio con tasso netto dell’1,32% applicato al vincolo di un anno.
Banca Sistema, con Siconto! è quella che offre di più, almeno sui 24 mesi, e arriva al 5,20% lordo. Si ferma al 5,10% Banca IFIS, sempre sui 2 anni, ma solo a patto che si scelga la liquidazione posticipata degli interessi. Mentre per quella anticipata, sullo stesso vincolo di tempo, la remunerazione scende al 4,60%. Si può investire da un minimo di 1.000 a un massimo di 1.000.000 euro. Mentre per chi volesse optare per la soluzione svincolabile, da settembre-ottobre 2011 è a catalogo Rendimax Like, con tasso annuo nominale del 4,25% lordo, sempre disponibile aa chiamata, e dopo un’attesa di 33 giorni.

DepositoSicuro di Banca Marche sui vincoli a 2 anni garantisce il 4,60%, per giacenze minime di 5.000 e massime di 1.000.000 euro. Mentre, in promozione fino a fine aprile 2012, il vincolo a 12 mesi mantiene un tasso al 5% tondo riservato a tutti, nuovi e vecchi clienti.
YouBanking, il deposito online di Banco Popolare ha solo scadenze a 9, 12 e 18 mesi, con remunerazioni pari rispettivamente a 4, 4,25 e 4,30%. Prevede un importo minimo di 5.000 euro, può essere sottoscritto alle stesse condizioni da chiunque, già clienti o nuovi titolari, e non stabilisce limiti minimi o massimi di scadenza in conto. Inoltre, non è applicato un tasso base, ma al termine della promozione i già clienti possono riacquistare lo stesso prodotto alle condizioni di mercato disponibili per i nuovi sottoscrittori. WeBank arriva al 3,50% sui 18 mesi, mentre per i 12 mesi si ferma al 3,25%. Previsti anche tassi del 2,50% sui 3 mesi e del tondo 3 % sui vincoli semestrali. CheBanca! e ING Direct si fermano entrambe al 3,50% sui 12 mesi. Mentre Cariparma ha a catalogo Crescideposito Più, con rendimento crescente nel tempo fino ad un massimo del 4% lordo dopo 24 mesi.

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