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E’ ora di risvegliare i nostri risparmi OF OSSERVATORIO FINANZIARIO

SOMMARIO

I Sapientoni della terra sono così unanimamente e entusiasticamente convinti che il 2013 sarà l’anno degli investimenti in azioni da alimentare persino dei dubbi. Ma l’andamento delle borse durante gennaio sembra confermare la nuova vivacità dei mercati. Mentre la forte correzione di inizio febbraio è tutta da interpretare. Per quali ragioni c’è tanta euforia? Quali performance sono realisticamente possibili? Quali rischi ci stanno nascondendo? E soprattutto cosa fare nel caso di un improvviso mutamento di venti favorevoli? OF prova a fare il punto su questi aspetti cruciali

E’ ora di risvegliare i nostri risparmi

Gennaio ha appena confermato le indicazioni degli strategist delle principali banche d’affari e delle case di asset management di tutto il mondo. L’investimento azionario potrebbe essere, secondo un coro così unanime da destare addirittura qualche sospetto, la scelta di portafoglio migliore per il 2013. Capace di offrire le performance più interessanti anche dopo un 2012 che, un po’ inaspettatamente, si è rivelato molto positivo per i listini di tutto il mondo. Ricordiamo alcuni dei principali risultati: Msci World, l’indice azionario globale, +11,7%. Blue chip di area euro dello Stoxx 50 +13,45%; azioni Usa +13,74%; borse dei paesi emergenti (Msci Emerging Markets) + 12,96%.

E infine Piazza Affari che, sebbene molto meno brillante di Francoforte e Parigi (con rialzi a doppia cifra) mette a segno un apprezzabile +6,6% del Ftse Mib delle grandi capitalizzazioni.
L’onda lunga dei rialzi, conformemente alle stime dei grandi investitori è proseguita nelle prime settimane dell’anno, fino al forte segnale di correzione, tutto da interpretare, di inizio febbraio. Ma nel primo mese del nuovo anno lo Stoxx 50 delle blue chip europee è salito del 2,81% e l’S&P500 americano è risultato in rialzo addirittura del +6,03% in un mese. Mentre Piazza Affari, più lenta nel recupero rispetto alle altre grandi borse europee nel corso del 2012, ha chiuso il primo mese del 2013 con un rialzo del 6%, dopo avere sfiorato il 9% poco prima dell’esplodere dello scandalo Montepaschi.

Ma per quali ragioni c’è tanta euforia intorno alle borse , quali performance sono realisticamente possibili da questo punto in avanti, e soprattutto quali rischi potrebbero consigliare di alleggerire le posizioni in equity, nel caso di un improvviso mutamento di venti che per adesso sembrano molto favorevoli? OF prova a fare il punto su questi interrogativi cruciali, visto che l’investimento azionario, per quanto dotato di elevato potenziale di performance, è anche, per definizione , il più rischioso e il meno prevedibile.

La visione di Goldman Sachs
Tra le banche d’affari più decisamente orientate a prevedere un forte rialzo dei listini nel 2013 c’è l’americana Goldman Sachs. “Ci aspettiamo che la crescita globale potrà accelerare dal 3% nel 2012 al 3,3% nel 2013”, scrive in un report il responsabile delle strategie azionarie Peter Oppenheimer. Che per il 2013 prevede un obiettivo di 1.500 punti per il principale indice statunitense, l’S&P 500. Un risultato già raggiunto venerdì scorso, con una chiusura intorno ai 1.510 punti. Il prossimo obiettivo per il principale indicatore dell’azionario Usa, è fissato a quota 1.575 punti con un orizzonte a 12 mesi. ---- In pratica, se queste stime saranno confermate, per la borsa statunitense c’è ancora un margine di rialzo del 5% dai valori attuali . Ma attenzione. Una delle principali sorprese di inizio anno è stato il boom dell’euro, salito in pochi settimane da 1,30 a una parità di 1,37 di venerdì scorso. Secondo il Credit Suisse l’obiettivo di breve periodo del cambio dollaro/euro è di almeno 1,40 (e forse più). Goldman Sachs ha invece un target di 1,40 a 12 mesi. In ogni caso la svalutazione del dollaro contro euro rischia di “mangiarsi” rapidamente il potenziale di guadagno della borsa . Un motivo per cui a un investitore di area euro conviene rimanere molto cauto e pensarci su parecchie volte prima di scommettere sull’azionario (ma anche sui bond) a stelle e strisce.

I target europei
Anche l’indice Stoxx Europe 600, nelle prime settimane del 2013 ha già quasi raggiunto gli obiettivi a sei mesi fissati dalla banca d’affari americana. Alla chiusura di venerdì 1 febbraio l’indice ha toccato i 288 punti, con un rialzo di oltre il 35 da inizio anno. Il target a sei mesi è fissato in 290 punti.

A questo punto se l’indice toccherà fra 12 mesi i previsti 310 punti rimane un margine di rialzo non disprezzabile del 6-7% . Cui devono aggiungersi i dividendi, che mediamente per le blue chip europee sono del 4%. In pratica le grandi capitalizzazioni europee hanno di fronte a sé un possibile rialzo di ancora il 10% se fattori “esogeni” non verranno a turbare il sentiero di crescita intrapreso. C’è anche da ricordare che per un investitore in euro le borse dell’eurozona non presentano rischio di cambio. E questa è probabilmente un’altra delle ragioni per cui nel 2013 vale la pena di “acquistare Europa”.

I titoli e i settori
Una delle principali società italiane di gestione del risparmio, Anima, del gruppo Banca Popolare di Milano, ha diffuso recentemente un report che si sta rivelando profetico. “Per i mercati azionari ci aspettiamo un inizio d’anno positivo, seguito da una fase di consolidamento e di ripiegamento e una seconda parte dell’anno nuovamente in progresso, se la ripresa finalmente si concretizzerà”. Per quanto riguarda l’Europa, secondo Anima, il settore dei titoli finanziari, quindi banche, assicurazioni e società di asset management, ha le migliori possibilità di fare meglio di altri comparti . Ricordiamo che gli investitori che non desiderano esporsi su singoli titoli hanno a disposizione una vasta scelta di ETF settoriali, tra cui molte decine specializzati nel replicare i principali indici dei del settore finanziario. Diventa quindi relativamente semplice, anche per un piccolo investitore, seguire le strategie di diversificazione individuate dagli specialisti del risparmio.

Ma per tornare ai fattori che spingono il comparto finanziario in Europa “il principale fattore di apprezzamento resta il potenziale miglioramento degli spread sui titoli del debito sovrano dei paesi periferici, a seguito della diminuzione della tensione sulla crisi dell’area euro”. Tra gli altri comparti indicati come “overweight”, da sovra pesare all’interno di un portafoglio azionario, ci sono i consumi discrezionali, in particolare i titoli legati al lusso e ai consumi di alta gamma (anche automobilistici). “Negativa, di converso”, affermano gli strategist di Anima, “la visione sui titoli difensivi, in particolare le utilities, le telecomunicazioni e i petroliferi , viste le revisioni negative del quarto trimestre 2012 e le prospettive non rassicuranti, per questi comparti, del 2013”. ---- Tra le grandi blue chip globali vale la pena segnalare alcuni dei “buy”, società con un potenziale di apprezzamento compreso fra il 10 e il 20%, selezionati dagli analisti di Ubs per il 2013. Fra i “buy” eccellenti molte società dell’hi tech negli Stati Uniti, tra cui Microsoft, Qualcomm e Cisco. In Europa, invece, la tedesca Siemens, e le britanniche Reckitt Benckiser (nel largo consumo) e Standard Chartered (tra i finanziari) . Nessun nome italiano viene segnalato. Ma c’è un largo consenso tra gli investitori internazionali che società come Brunello Cucinelli, Salvatore Ferragamo, Tod’s e Prada, i campioni del lusso “made in Italy”, continueranno anche nel 2013 a dare buone soddisfazioni agli investitori.

I rischi
Gli analisti di Ubs, convinti a loro volta che il 2013 sarà un anno molto positivo per i mercati azionari globali segnalano tuttavia alcuni rischi potenziali . E mettono al primo posto il “fiscal cliff”, il baratro fiscale americano, che ha tenuto il mondo con il fiato sospeso a fine 2012 (in attesa degli accordi al Congresso sui tagli al bilancio Federale). Le decisioni sui tagli alla spesa, che dovevano inderogabilmente venire prese alla fine di dicembre del 2012 sono state, un po’ all’italiana, rinviate alla fine di marzo. Ubs sottolinea che se un accordo equilibrato su tagli e aumento delle imposte non verrà trovato i profitti delle aziende Usa potrebbero calare anche del 10-20% a causa di una nuova recessione e di un ammontare identico diminuirebbero le quotazioni del listino azionario Usa, con un inevitabile effetto domino anche sulla sponda europea dell’Oceano Atlantico.

Tra gli altri rischi principali individuati dagli investitori professionali quello che sembra meno probabile è il cosiddetto “hard landing”, atterraggio duro, dell’economia cinese. I primi dati di gennaio confermano infatti un rallentamento dello sviluppo del Pil del gigante asiatico ma su ritmi che dovrebbero comunque attestarsi fra il 6 e il 7% di incremento della ricchezza entro la fine del 2013. Sottotraccia, ma non certo risolto, c’è infine il problema della crisi dell’euro , che sembra aver messo la sordina, in attesa degli esiti elettorali in Italia e in Germania. E’ quasi scontato osservare che se nelle elezioni di febbraio dovessero prevalere i partiti populisti, o la destra che propone surreali rimborsi di tasse già pagate, gli spread tornerebbero ad innalzarsi violentemente e la crisi dell’eurozona conoscerebbe un nuovo drammatico avvitamento, con conseguenze pesantissime per gli investitori in bond e titoli azionari.

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