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SOMMARIO

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato invece di verificare, come è suo mestiere, se nelle banche si siano create intese anti concorrenziali, concentrazioni e posizioni dominanti (e di sanzionarle) fa una inchiesta su come risparmiare sui c/c. Comico il follow-up sui giornali. Una occasione persa: se tutte le banche sono “cattive”, perché darsi da fare per cambiare banca?

Il Paese delle meraviglie. Conti correnti, Antitrust e come risparmiare 180 euro

Tra le tante peculiarità che rendono l'Italia un paese meraviglioso, c’è, ad esempio, anche quella che tutti vogliano fare il mestiere dell’altro o meglio che nessuno vuol fare il mestiere proprio. Prendiamo l'Antitrust la cui ultima aspirazione sembra essere quella di fare grandi inchieste giornalistiche (desiderio encomiabile, peraltro, dal momento che quasi nessuno nei giornali le fa più).
E, infatti, l’Antitrust ha prodotto un’inchiesta sui costi dei conti correnti, quando il suo mestiere sarebbe quello di verificare che i costi dei conti nascono da un accordo di cartello, provarlo e sanzionarlo. Cosa che, ovviamente, per quanto riguarda le prove dell'esistenza di un trust, non fa.

Un’ altra singolarità dell'Italia è la passione per la dietrologia e anche in questa circostanza si applica benissimo all’Antitrust. Ci si chiede, infatti, con tutti i trust che ci sono in questo paese, come mai questa istituzione, che da Autority si è trasformata in un organismo politico guidata da politici nominati da partiti, si occupa dei conti correnti delle banche.

Questa discutibile scelta di fare il mestiere degli altri provoca, inoltre, non desiderati effetti comici. Sempre restando sul caso dei conti correnti è addirittura esilarante il follow-up dell’indagine firmata dall’Antitrust sull'informazione. Infatti, i maggiori quotidiani nazionali titolano su come risparmiare sul c/c ben 180 euro. E come ottenere questo eccezionale risultato? Confrontando i conti sul sito di Pattichiari.

A questo punto è evidente che tutti stanno parlando di qualcosa che non conoscono, né i membri dell’Antitrust né i giornalisti che firmano questi articoli. Per un semplice motivo: che se fossero andati anche solo una volta su quel sito si sarebbero accorti di questa verità: NON FUNZIONA! NON SI CAPISCE NULLA! NON SI RISPARMIA NEANCHE UN EURO!

Davvero andateci. Tant’è che alla stessa ABI stanno provando a farne a meno (ma come è facile, sempre nel paese delle meraviglie, trasformare un qualcosa di inutile di una entità inamovibile). E il problema si spiega in due motivi. Il primo è uno dei classici principi della comunicazione: troppa informazione vuol dire spesso nessuna informazione. Il secondo è che la comparazione di Pattichiari è basata sugli ISC.

Ma perché, a parte i suoi problemi tecnologici ed editoriali Pattichiari non serve a capire qualcosa di più sui conti correnti da scegliere? Perché c’è un'altra grande istituzione, ora decaduta da quando la gestione della moneta è affidata alla BCE, che non fa più il suo mestiere, ma si inventa il mestiere di un altro, ed è, nientemeno, che la Banca d'Italia. La sua “grande” invenzione per spingere la concorrenza tra le banche anche sui conti correnti è stata l’istituzione degli ISC, che sta per Indice Sintetico di Costo.

Un indice che è stato reso sempre più complesso dall’averlo segmentato per categorie statistiche (giovani, famiglia, pensionati e a loro volta tra coloro che per ciascuna categoria usano più o meno il web banking). Un indice che è servito a creare più confusione e soprattutto una pletora di conti nelle banche, tanto che a volte gli ISC su Pattichiari sono sbagliati, o mancano. Ci sono banche costrette a cancellare dal listino conti che andavano bene, apprezzati nei forum, perché convenienti per i clienti, e solo perché non rientravano negli schemini imposti da Bankitalia.

Ci sono banche che hanno preferito uscire dalla gabbia ISC, che impone tanti conti, creando un conto unico da calibrare in base alle richieste del cliente. E così i confronti, tra conti con ISC e senza (come quelli di alcune grandi banche) sono diventati ancora più difficili. Ma non finisce qua.

In conclusione. Il messaggio che oggi trapela da giornali e riviste è il seguente: le banche sono tutte uguali, tutte care, tutte infide e mangiasoldi. E allora la domanda è: a che pro fare fatica in 6 o 10 punti navigando burrascosamente su Pattichiari per sceglierne una diversa? Se non ci sono “banche buone” e al contrario sono tutte cattive, tanto vale tenersi quella che si trova sotto casa (che ha almeno il bancomat gratuito).

D’altro canto per scegliere il miglior conto adatto non c’è bisogno di tanti punti, ma solo tre: primo, fare un elenco di cosa serve davvero, secondo attivare il servizio di SMS alert che avvisa quando si fa un bonifico, una ricarica, un prelievo eccetera; terzo, fare attenzione alle offerte promozionali anche via web (le banche usano perfino i social network). Stilando un elenco, ad esempio, ci si accorge che un conto corrente con spese per bonifici in filiale molto cari non ci serve. Oppure, dato che in filiale non ci andiamo mai, e quel conto ha spese azzerate se si usano servizi online, al contrario è proprio quello che ci vuole. Attivando un avviso via cellulare si tengono sotto controllo le spese e ci si accorge immediatamente se qualcosa non va. Le promozioni, infine, sono numerose e ci si puo orientare verso nuove offerte con tasse azzerate, ad esempio.

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