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Soldi. E’ ancora tempo di buone azioni
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SOMMARIO

Il bilancio del primo semestre 2014 è decisamente positivo, con un rialzo di Piazza Affari che sfiora il 13%. Come approfittare di questa euforia che spinge tutti gli investitori (compresi quelli professionali) a sottovalutare i rischi, ovvero la possibilità di farsi del male, ed ad aumentare ancora la quota azionaria in portafoglio? E perchè le ricette delle grandi banche d'affari puntano ancora sui titoli azionari, nonostante che i dividendi e le plusvalenze a partire dal primo luglio verranno tassati al 26%? Le ragioni per questa strategia appaiono solide (pur con qualche dubbio). Eccole, in tre punti. Che spiegano anche perchè credere in Enel, Unicredit e Mediaset

Soldi. E’ ancora tempo di buone azioni

Il bilancio del primo semestre 2014 è decisamente positivo per i risparmiatori italiani. Piazza Affari, con un rialzo che da inizio anno arriva a sfiorare il 13% si è rivelata uno dei migliori listini dell'eurozona. I Btp a dieci anni, grazie al continuo calo dei rendimenti che fa aumentare le quotazioni dei titoli già emessi, registrano un incremento di valore che, compresa la cedola maturata, supera il 7%.

Le borse mondiali, con l'indice S&P 500 a un passo dalla soglia psicologica dei 2000 punti continuano a macinare buoni rendimenti, che per le azioni americane ed europee si collocano fra il 4 e il 6% dall'inizio dell'anno.

Perfino l'oro, che quasi tutti gli analisti a fine 2013 davano per spacciato, ha prodotto una più che apprezzabile performance del 10%, complici le tensioni politiche tra Russia e Ucraina e l'aggravarsi della crisi politica e militare in Iraq.

Stappiamo la bottiglia, allora? Facciamolo, ma con molta cautela. Perché alla base delle buone performance del primo semestre 2014 non c'è tanto una crescita dell'economia reale, che fa invece fatica a tenere il passo con i già bassi numeri del 2013, ma la “droga” degli interventi delle banche centrali di tutto il mondo, che con le loro politiche monetarie molto espansive (tassi di interesse bassissimi o addirittura negativi) hanno inondato il sistema finanziario di denaro a buon mercato che fa crescere i prezzi di quasi tutti gli attivi finanziari.

Come approfittare di questa ambigua “anestesia” dei mercati che spinge tutti gli investitori (compresi quelli professionali) a sottovalutare i rischi, ovvero la possibilità di farsi del male? Le ricette delle grandi banche d'affari puntano ancora sui titoli azionari, che sebbene abbiano raggiunto valutazioni piene presentano ancora margini di apprezzamento.

Due grandi banche come Morgan Stanley e Goldmas Sachs suggeriscono di aumentare la quota azionaria in portafoglio, facendo rotta su quei titoli che sono rimasti più indietro e che durante la festa hanno fatto tappezzeria piuttosto che partecipare al grande ballo. Morgan Stanley fornisce anche una lista delle società con il più alto potenziale di rivalutazione. E fra queste compaiono alcuni nomi italiani.

Ancora azioni?
I titoli azionari, ricordiamolo, possono essere acquistati direttamente, creando un dossier titoli presso una banca o un intermediario di fiducia, oppure essere raggiunti attraverso i fondi comuni specializzati o gli ETF (che replicano l'andamento dell'indice). Tutti i dividendi e le plusvalenze realizzate al momento della vendita di questi strumenti, a partire dal primo luglio verranno tassati al 26%. Infatti l'aliquota su tutte le rendite finanziarie passa dal 20% al 26%. Sfuggono all’aumento i titoli di Stato italiani e dei principali paesi dell'eurozona, degli Stati Uniti e di altri paesi fiscalmente “virtuosi”, oltre che le emissioni delle organizzazioni internazionali come BEI e World Bank, fermi a una tassazione del 12,5%. ---- E' bene ricordare l'importanza degli effetti della tassazione, che riduce di oltre un quarto i guadagni conseguiti, nel momento in cui i valori azionari appaiono come la principale classe di investimento in grado di generare rendimenti in grado di andare oltre l'1-2% che attualmente è appannaggio di tutte le altre forme di impiego del risparmio.

Sì, secondo JPMorgan
Gli economisti della grande banca d'affari americana svolgono un ragionamento, per quanto riguarda i titoli europei, che incontra molti consensi tra gli operatori. Vediamolo per punti:

a) La crescita dei listini azionari di tutto il mondo si colloca in un contesto di aumento di valore (reflazione) di tutte le categorie di investimento che è in corso dal 2009. Il rapporto prezzo/utili medio dei titoli europei è oggi di 14,7, leggermente superiore alle medie storiche. Tuttavia la rivaluzione delle emissioni obbligazionarie, sia i titoli governativi che le emissioni societarie, salite di valore a causa della diminizione dei tassi di interesse, è ancora maggiore. Le azioni, relativamente ai bond “sono meno care”.

2) Per questa ragione i flussi internazionali di capitali tendono a spostarsi sui listini e questo favorisce un ulteriore aumento dei prezzi dei titoli (situazione pericolosa – osserviamo noi – perché potrebbe portare al nascere di dannose bolle speculative. Ma almeno per i prossimi sei mesi e anche oltre è probabile che il rischio “bolla” rimanga sotto controllo). Questa situazione favorisce la cosiddetta “espansione dei multipli”, e di conseguenza quel rapporto prezzo/utili di 14,7 può salire ulteriormente anche se gli utili societari dovessero risultare stazionari.

Ci sono altri motivi per pensare che quel multiplo di 14,7 non sia così elevato. A beneficiare dell'aumento delle quotazioni, infatti, almeno fino a oggi, sono stati principalmente i titoli che appartengono ai settori “difensivi” dell'economia, ovvero quelli che risentono meno della debolezza economica generale. Si tratta di classici titoli di società che appartengono al settore farmaceutico, alimentare, alle telecom, alle bevande, ai prodotti di largono consumo per l'igiene personale e della casa.

I valori “ciclici”, invece, ovvero le società che appartengono a quei comparti i cui utili si impennano quando scatta la ripresa economica sono trattati “a sconto” rispetto alla media del listino. Ed è proprio fra queste società che secondo, JPMorgan si concentrano le migliori occasioni per i prossimi mesi.

I settori maggiormente interessati da questa possibile ripresa “ciclica” sono il finanziario (banche e assicurazioni), l'industria, i materiali di base e le costruzioni. Anche le utilities, che fino al 2013 erano rimaste molto indietro, sono interessate dalla continuazione del trend di miglioramento.

Vediamo alcuni degli “overweight”, titoli destinati a fare meglio della media di mercato, secondo gli analisti di JPMorgan Cazenove.
Nella lista compaiono tre nomi italiani appartenenti a settori molto diversi: Enel (una utility), Mediaset (il settore dei media potrebbe “esplodere” se ripartirà il ciclo dei consumi e degli investimenti pubblicitari), Unicredit (la banca italiana più internazionalizzata, con una fortissima presenza sul mercato tedesco e dell'est Europa).

Tra i nomi europei, invece:
- HeidelbergCement (materiali di base, cemento, quotata a Francoforte)
- Lafarge (materiali di base, costruzioni, quotata a Parigi)
- BHP (minerali, quotata a Londra)
- Vinci (costruzioni, quotata a Parigi)
- Schnedeir (apparecchiature per la casa, quotata a Parigi)
- Daimler (auto, quotata a Francoforte)
- WPP (media, quotata a Londra)
- ING (banche, quotata a Amsterdam)
- CaixaBank) (banche, quotata a Madrid)
- GDF Suez (utility, quotata a Parigi)
- Red Electrica (utiliy, quotata a Madrid).

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