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2011. Azioni od obbligazioni OF OSSERVATORIO FINANZIARIO

SOMMARIO

Primi giorni del nuovo anno. E sono già grattacapi. Cresce la volatilità dei titoli di Stato. Ma anche la fiducia nella crescita mondiale. Che fare? Come andrà a finire?OF fa il punto sulle due classi di investimento che costituiscono il nucleo centrale di qualsiasi portafoglio finanziario: le obbligazioni e i titoli azionari. Ecco dove sgorgano gli euro

2011. Azioni od obbligazioni

Il 2011 si presenta agli investitori con le vesti di un Giano bifronte. Nelle prime due settimane di gennaio sul mercato del reddito fisso, in particolare sui titoli di Stato in euro, si è registrata un'impennata dell'incertezza e della volatilità. E i tassi, per la prima volta da due anni, si sono orientati al rialzo. Ma nello stesso periodo in borsa si è anche consolidata la (relativa) fiducia sulle prospettive di crescita dell'economia mondiale ed europea e sul potenziale di performance dei mercati azionari.
OF vuole quindi fare il punto sulle due classi di investimento che costituiscono il nucleo centrale di qualsiasi portafoglio finanziario: le obbligazioni e i titoli azionari.

Per capire quale sarà nei prossimi mesi l'orientamento dei mercati occorre anche tener conto degli umori dei grandi investitori. E da questo punto di vista il clima volge, se non al bello, al miglioramento. La ricerca mensile condotta da Bank of America Merrill Lynch su un campione di 302 investitori istituzionali europei sottolinea che "i fund manager sono orientati all'ottimismo sia per quanto riguarda la crescita economica che le prospettive degli attivi più rischiosi, come azioni, titoli high yield e obbligazioni societarie".

Obbligazioni
Più che il rischio di "default" (fallimento) di alcuni paesi periferici dell'euro (Irlanda, Grecia, Portogallo) sulla convenienza a investire in titoli di Stato incide il possibile aumento dei tassi di interesse. Che in parte, tuttavia, si è già realizzato. Perché nell'asta di metà gennaio i Btp a 5 anni sono saliti a un rendimento del 3,66% e i Btp a 15 anni al 5,05%. Nel primo caso il rialzo rispetto all'asta precedente è stato di 40 centesimi e nel secondo di circa 25. Questo significa che chi acquista oggi un Btp a cinque anni realizza un rendimento netto di circa il 3,2%.
E benché l'inflazione a dicembre sia salita all'1,9% (il massimo degli ultimi due anni) gli istituti di ricerca sono abbastanza concordi nel ritenere che nel 2011 il costo della vita rimarrà al di sotto della soglia del 2%. Questo significa che il titolo di Stato italiano a medio termine garantisce una buona copertura dal rischio inflazione e offre un rendimento "reale" compreso fra l'1 e l'1,5%. E' invece di poco inferiore la cedola pagata dal Btp a tre anni oggi al 3,3% lordo.

Attenzione invece, secondo i fund manager, alle scadenze più lunghe, ad esempio 10 - 15 e 30 anni. E' vero che su queste durate i rendimenti salgono (il decennale è oggi al 4,7% lordo, il trentennale al 5,5%) ma aumentano anche i rischi di perdita in conto capitale nel caso in cui il possessore voglia vendere il titolo prima della scadenza se i tassi aumenteranno ancora.
L'esempio più illuminante è quello del tanto celebrato Bund decennale tedesco, considerato la cassetta di sicurezza a prova di qualsiasi default. Il Bund aveva raggiunto ad agosto del 2010 un rendimento (molto basso) del 2,1%. Oggi il titolo offre una cedola di circa il 3%. Ma per effetto di questo aumento di tasso (ricordiamo che c'è una relazione inversa tra il rendimento di un titolo a tasso fisso e il suo valore di mercato) le quotazioni del bund sono precipitate a 93. Questo significa che chi avesse investito 10mila euro in bund decennali ad agosto, spaventato dal rischio di default di Grecia e Irlanda, e volesse oggi monetizzare il titolo, ricaverebbe soltanto 9.300 euro, con una perdita netta di 700 euro.

In generale, e questo vale anche per i Btp decennali italiani, per ogni punto percentuale di aumento dei rendimenti il valore di mercato dell'obbligazione scende del 7%.
E' per questo che tutti gli investitori professionali suggeriscono di acquistare Btp su scadenze medie o medio-brevi, ad esempio 3 o 5 anni. Su queste durate, infatti, l'effetto di perdita di valore dell'obbligazione in caso di aumento dei rendimenti è molto attutito (2-3%).

Il discorso sui Btp merita spazio perché è questo lo strumento principe nei portafogli degli italiani. Naturalmente chi vuole guadagnare di più deve anche rischiare di più. E quasi tutte le grandi banche internazionali sono nettamente a favore di investimenti in obbligazioni più rischiose (High yield) da cui è atteso un rendimento medio annuo compreso fra il 5 e il 10% (o più) se, per effetto della ripresa economica, i differenziali (spread) tra questi titoli e le altre obbligazioni scenderanno. Naturalmente per un privato ha senso accedere a questa classe di attivi unicamente attraverso i fondi comuni specializzati perché il rischio di "default" può essere gestito soltanto da un investitore professionale.

Mercati azionari
I mercati azionari nel 2010 hanno avuto performance molto variabili, comprese fra il +15% di Francoforte e il - 13% di Milano. In generale, l'indice globale azionario Msci World è salito di circa l'8%.
Secondo la banca d'affari americana Morgan Stanley, che riassume in un certo senso la visione della maggioranza degli operatori, "il mercato Toro per le azioni globali non è ancora giunto al capolinea".
Vediamo quali sono le considerazioni che sostengono questa visione.

1) L'aumento della aspettative inflazionistiche (soprattutto nei paesi emergenti) favorisce le azioni rispetto alle obbligazioni e le aziende che hanno maggior potere di influire sui prezzi di vendita dei loro prodotti (pricing power). Quindi i grandi marchi e i titoli del lusso.

2) Le società che pagano alti dividendi, tra cui le utilities e le telecom, offrono un rendimento medio per dividendi del 5,6% Nel 2010 hanno perso terreno ma nel 2011 potrebbero recuperare.

3)Nella scelta fra i diversi listini europei meglio preferire le borse dei paesi a crescita stabile e più sicuri. Quindi Germania e Scandinavia.

4) Le borse dei mercati emergenti potrebbero continuare ad avere rendimenti superiori alla media, sebbene inferiori rispetto a quelli degli ultimi anni.

La banca Goldman Sachs è sostanzialmente allineata su queste valutazioni salvo che sul punto numero due. Goldman Sachs infatti è convinta che di fronte a una crescita globale che nel prossimo biennio dovrebbe attestarsi intorno al 5% si debbano ancora privilegiare i titoli e i settori più ciclici. A cominciare dai petroliferi e dagli industriali fino alle materie prime e ai viaggi e tempo libero.

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