Il mercato immobiliare è uscito dalla crisi. Converrà quindi nel 2017 puntare sull’investimento nel mattone per diversificare il portafoglio?

La crisi che ha flagellato il mercato immobiliare sembra essere stata definitivamente archiviata. Il 2016 si è chiuso con un bilancio positivo. E gli investitori sembrano riscoprire il più classico dei beni rifugio. I dati da poco diffusi dall’Agenzia delle Entrate e relativi all’andamento del mattone nei primi nove mesi dell’anno scorso fotografano una situazione di costante miglioramento, con un incremento delle transazioni d’acquisto del +20,3%. Mentre, anche per il 2017, gli operatori del settore si dicono fiduciosi. Secondo Reag, la società di consulenza internazionale specializzata nel real estate, infatti, è prevedibile un ulteriore aumento delle compravendite per i prossimi 12 mesi, che dovrebbero stabilizzarsi intorno alla quota di 500-550.000 all’anno entro il 2018. Un numero ben lontano dalle 869.000 transazioni concluse nel 2006, in pieno boom edilizio.

La situazione di miglioramento che il mattone sta vivendo è figlia anche della contrazione delle quotazioni immobiliari: i prezzi, in media, dal 2008 ad oggi si sono ridotti di circa il 20-25%, con picchi maggiori nelle città periferiche. E per i prossimi 12 mesi gli operatori del settore non prospettano risalite repentine. Gabetti per esempio, in un’intervista rilasciata a OF Osservatorio Finanziario, definisce il 2016 come l’anno zero: il punto di inizio di un nuovo ciclo, caratterizzato da una stabilizzazione dei prezzi che sono previsti sostanzialmente stabili per i prossimi 2 o 3 anni. Di diverso avviso, invece, è il Gruppo Yard, il full service provider attivo nel settore real estate, che nel suo Meteo Immobiliare di inizio febbraio annuncia, per il 2017, una ulteriore riduzioni dei prezzi degli immobili.

Ecco perché, dicono gli esperti, ci sono ancora i margini per ottenere rendimenti positivi. In media, considerando il residenziale il guadagno si aggira intorno al 3-4% lordo. Purché si tratti di immobili riqualificati da poco, con un ottimo risparmio energetico e finiture signorili o di pregio, poste nelle vicinanze di importanti attrazioni turistiche. Le città che potrebbero offrire le performance migliori potrebbero essere, sull’onda di quanto si è già visto nel 2016, Milano, Bologna, Torino e Firenze e Genova. Più remunerativo, invece, l’investimento negli uffici: chi si orienta verso il Central Business District di Milano può arrivare al 5,5% lordo, a Roma si può sperare di portare a casa il 5,7%. Ma bisogna fare i conti, comunque, con la decurtazione fiscale che, in media, si porta via il 30% circa.

Indipendentemente dai rendimenti, tuttavia, bisogna ricordare che, in determinate circostanze, l’investimento immobiliare rischia di diventare illiquido. La contrazione delle quotazioni immobiliari, infatti, spesso costringe molti proprietari a dover scontare significativamente il valore dell’abitazione, portando a un allungamento dei tempi di vendita. Inoltre, le problematiche connesse con le difficoltà di trovare inquilini affidabili spesso si sommano ai lunghi tempi necessari a recuperare crediti in caso di morosità.

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