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Nel 2016 le polizze vita hanno battuto i fondi. Dove converrà puntare i risparmi nei prossimi mesi?

Le polizze vita nel 2016 hanno battuto i fondi. Dai dati recentemente diffusi dall’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici (Ania) e relativi alla raccolta 2016, infatti, emerge che nel corso dei 12 mesi passati la nuova produzione di polizze individuali delle compagnie italiane ed extra-Ue ha raggiunto una raccolta di 84,2 miliardi di euro, in calo rispetto ai 96,6 miliardi del 2015. Un numero comunque considerevole, soprattutto se confrontato con il dato diffuso da Assogestioni e relativo ai risultati dell’industria del risparmio gestito. Nel 2016, infatti, tutto il comparto ha registrato una raccolta netta di 55 miliardi di euro, 34,5 dei quali sono confluiti esclusivamente nei fondi aperti.

Non tutte le polizze vita però sono andate bene allo stesso modo. Non a caso, sono state proprio le Unit Linked, quelle cioè collegate ai fondi di investimento (il loro valore è strettamente connesso a quello delle quote dei fondi in cui il denaro è investito), ad aver perso la maggior parte di nuove adesioni: i nuovi premi confluiti nei 12 mesi passati, 21 miliardi di euro, il 30% in meno del 2015, ne hanno infatti ridotto l’incidenza sull’intera nuova raccolta del risparmio gestito. Ora le Unit Linked, si legge nella nota di Assogestioni, incidono per il 24% sulla raccolta complessiva: il 6% in meno di un anno fa.

Il significato di questi dati, contestualizzato nella particolare congiuntura economica che ha caratterizzato il 2016, può essere spiegato da uno spostamento delle prospettive e delle abitudini finanziarie dei risparmiatori. Un tempo, quando si trattava di mettere a reddito i risparmi di famiglia, e a rischio quasi nullo, i prodotti preferiti erano senza dubbio i Titoli di Stato. Ma da quando anche il porto sicuro fornito dalle obbligazioni governative nazionali (e non solo) ha iniziato a cedere e a pagare rendimenti negativi, le abitudini di consumo si sono modificate. A ciò si aggiungono le agevolazioni fiscali associate a questi prodotti e la necessità di accumulare risparmio su periodi di tempo molto lunghi.

Dove confluirà il risparmio nei prossimi mesi? La novità del 2017, fortemente voluta da Assogestioni ma vista di buon occhio anche dalle compagnie assicurative è rappresentata dai PIR, i Piani di Risparmio individuali: fondi che investono almeno per il 70% in azioni ed obbligazioni di aziende italiane quotate, esenti (a determinate condizioni) dalla tassazione sui redditi. Il nuovo strumento finanziario, riservato esclusivamente ai privati, prevede un investimento minimo di 30.000 euro all’anno e un massimo di 150.000 euro. E prevede un periodo di vincolo obbligatorio (anti-speculazione) di almeno 5 anni.

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