Gli scandali del 2016 hanno scosso il sistema bancario nazionale. E’ ancora sicuro tenere i soldi sul conto corrente?

Il 2016 è stato un anno eccezionale per gli istituti di credito italiani. Sul finire del 2015 ha tenuto banco lo scandalo del fallimento (e del successivo salvataggio) delle 4 banche italiane (Banca delle Marche, Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di risparmio di Ferrara e Cassa di risparmio di Chieti) che ha poi portato, a inizio gennaio 2016, all’introduzione di nuove misure relative alla gestione di eventuali crisi bancarie in tutti i Paesi dell’Eurozona. Poi, è stata la volta del maxi-salvataggio di Banca MPS. A dicembre il Governo, per far fronte all’emergenza, ha varato un decreto salva-banche da 20 miliardi di euro da destinare al sostegno del sistema bancario italiano, a partire appunto dallo storico istituto senese.
Infine è arrivata la notizia choc di UniCredit: la banca ha varato un aumento di capitale da 13 miliardi di euro, il più grande mai proposto alla Borsa italiana. Che si aggiunge al tesoretto di circa 7 miliardi già accantonato dalle cessioni realizzate nel corso dell’anno (Pekao, ceduta per 3 miliardi e Pioneer che ha fruttato circa 3,8 miliardi totali).

A queste notizie, poi, ne sono seguite altre meno allarmanti, ma potenzialmente dirompenti, che hanno contribuito a trasformare radicalmente il panorama bancario italiano, sconvolgendo i rapporti di forza tra i vari attori in campo, disegnando nuove alleanze, e creando nuovi protagonisti. Ad agosto, per esempio, è stata la volta di Barclays, la storica banca inglese che ha deciso di abbandonare la piazza italiana e ha ceduto le sue attività in toto a CheBanca! (del Gruppo MedioBanca) . Dal 1° gennaio di quest’anno, invece, è operativo il nuovo istituto di credito Banco BPM, nato dalla fusione tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano. Mentre è recentissima la notizia che UBI Banca ha deciso di acquistare tre delle quattro good bank (Popolare Etruria, Banca Marche, CariChieti) nate dal piano di risoluzione di fine 2015.

Lo scenario bancario italiano ne risulta dunque profondamente ridimensionato. E la domanda dei risparmiatori e dei correntisti torna, dopo un anno di risiko, ad essere ancora più pressante: i soldi sul conto corrente o depositati su altri prodotti finanziari sono al sicuro? La risposta, a prescindere dalle vicende recenti è sì: i soldi sono al sicuro. Per due ragioni. La prima è che le banche italiane sono solide, e hanno i capitali sufficienti per coprire eventuali periodi di crisi. Lo dimostrano gli stress test dello scorso agosto che hanno promosso quattro banche (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Popolare e UBI Banca) su 5, bocciando solo MPS. Anzi, le quattro banche promosse dall’Eba (European Banking Authority) hanno fatto addirittura meglio della media europea.

La seconda motivazione è che i soldi depositati sul conto corrente e su tutti i prodotti di liquidità remunerata della banca, come i conti di deposito (ma non i Pronti Contro Termine e i certificati di deposito al portatore) sono garantiti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi fino a un massimo di 100.000 euro. Significa che se la banca fallisce sarà il Fondo Interbancario a risarcire i correntisti fino a un valore non superiore ai 100.000 euro. Anche se si tratta di un’ipotesi abbastanza futuribile, come dimostra la storia recentissima di salvataggi, maxi-scudi e acquisizioni.

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