LONG LIFE 2016

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La ricetta per investire sulla vita che si allunga
Elisa Vannetti/ 21 giugno, 2016
Guadagnare con i tassi a zero? Meglio puntare sull'inflazione

I rendimenti delle categorie di prodotti più sicure, cioè obbligazioni e titoli di stato, sono a rischio. Quali alternative ci sono per il futuro? Gli esperti dicono di puntare sulle obbligazioni indicizzate al tasso di inflazione. Ecco perché



Si prospettano tempi duri per i risparmiatori che fanno affidamento, nel lungo periodo, sulle cedole degli investimenti in titoli a reddito fisso. Dopo i bond governativi a breve termine, anche il Bund decennale, il titolo di stato tedesco con scadenza a 10 anni, per la prima volta nella sua storia, e contro ogni logica finanziaria, è sceso in territorio negativo (-0,004%).

Lanciando un segnale preoccupante agli investitori a caccia di rendimenti di lungo periodo dalla categoria di prodotti storicamente considerata più sicura, le obbligazioni di lungo periodo di emittenti tripla A. Prima della Germania, anche Giappone e Svizzera avevano visto scendere al di sotto dello 0% i rendimenti delle loro emissioni di lunga durata.

Ma sono le implicazioni di questa situazione anomala non sono soltanto psicologiche.


Un male diffuso

Già oggi, infatti, oltre un terzo dei Titoli di Stato dei principali mercati sviluppati ha rendimenti negativi, per un controvalore che, secondo i dati dell'agenzia di rating Fitch, supera i 10mila miliardi di dollari.

Solo in Europa, le emissioni del debito sovrano con rendimenti sotto zero sono quasi la metà del totale. I Bot pagano già da tempo rendimenti sottozero.

E anche le emissioni con cedole a segno più oscillano di poco intorno allo 0%. Succede allora che investitore, in Italia, per riuscire a strappare più dell’1% lordo debba attendere il 2026, alla scadenza del Btp a 10 anni che produrrà un rendimento lordo dell’1,42%.

La cedola più elevata, invece, attualmente paga il 2,49% lordo, ma non prima del 2047.



Il fatto che un bond governativo paghi un rendimento negativo, significa, concretamente che, alla scadenza del titolo l’acquirente si vedrà rimborsare un importo inferiore rispetto a quanto versato come prezzo iniziale.

Così, per esempio, gli investitori che oggi acquistano il debito della Germania a 10 anni pagando un prezzo di 110 euro, nel 2026, alla scadenza del titolo, otterranno un rimborso di 100 euro.

Anche se, va ricordato, il tasso di inflazione attualmente negativo e previsto sostanzialmente stabile per tutto il resto dell’anno, non erode il valore reale del capitale investito.


Quali alternative

In un contesto di così profonda depressione dei tassi, quindi, quali alternative restano all’investitore privato? “Noi riteniamo che un’esposizione ai titoli del Tesoro indicizzati all’inflazione americana (TIPS) rappresenti un’opportunità interessante per la componente obbligazionaria del portafoglio”, dice Marco Palacino, Managing Director per l’Italia di BNY Mellon Investment Management, una delle più importanti società statunitensi di gestione del risparmio.

“Infatti, se la Federal Reserve dovesse rallentare ulteriormente il passo della normalizzazione monetaria, il persistere dei bassi tassi d’interesse porterebbe all’accumulo di ulteriori pressioni inflattive negli USA, con la conseguenza che, al verificarsi di un simile scenario, i TIPS (TIPS Treasury Inflation Protected Security) tenderanno naturalmente a sovraperformare i bond tradizionali”.



Il rendimento delle loro cedole, infatti, è direttamente collegato con l’andamento del tasso di inflazione headline, che include nel calcolo anche i beni che presentano una forte volatilità di prezzo, come gli alimentari e l’energia. Questo vuol dire che, in caso di deflazione (quando l’indice dei prezzi al consumo diventa negativo) il capitale potrebbe diminuire: il Tesoro americano infatti alla scadenza pagherà un importo non inferiore al valore nominale che il titolo aveva nella data in cui è stato emesso la prima volta.

“L’aumento delle aspettative dei mercati sull’inflazione quindi si avverte soprattutto a lungo termine”, precisa Palacino, “mentre, nel breve periodo, questi titoli sono avvantaggiati dall’aumento dei prezzi delle materie prime”.


Il portafoglio in Europa

Con l’inflazione sotto-zero anche in Europa le obbligazioni agganciate all’andamento dei prezzi dei beni di consumo potrebbero portare a buoni risultati. Ma sempre nell'ottica di un investimento di lungo periodo, considerato anche l’impegno della Banca Centrale Europea nel tentativo di riportare il tasso di inflazione vicino alla soglia del 2%.

"Il persistere dei bassi tassi d’interesse e del programma di QE in Europa offre opportunità di investimento su questi titoli, seppur in misura relativamente minore rispetto agli USA”, chiarisce Palacino, “in particolare, crediamo che in alcuni Paesi dell’Eurozona come l’Italia e la Spagna l’inflazione potrebbe aumentare più rapidamente che in altri”.

Bisogna però ricordare che, come i corrispettivi americani, anche le obbligazioni indicizzate al tasso di inflazione europeo prevedono alla scadenza il rimborso del valore nominale del capitale investito più un rendimento indicizzato all'andamento del tasso di inflazione dei Paesi dell'area Euro.

Quindi, qualora si verificassero situazioni deflazionistiche, come quella in cui ci troviamo adesso, al momento del rimborso si potrebbe erodere il montante della rivalutazione del capitale maturato.

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