SOMMARIO
Rispetto al mese di ottobre del 2008, le banche hanno aumentato gli spread applicati ai mutui a tasso variabile e fisso, ma, nel secondo caso, i rincari sono stati maggiori. È quanto emerge da una nuova indagine condotta dall’Osservatorio finanziario su un campione rappresentativo del panorama bancario italiano.
Carissimo Mutuo/2: + 24% anche sul tasso fisso
Secondo gli analisti di Of-Osservatorio finanziario, negli ultimi mesi, le banche hanno aumentato del 20,7% gli spread applicati ai mutui a tasso variabile indicizzati all’Euribor (leggi). Una seconda indagine, condotta su un campione rappresentativo del panorama bancario italiano - composto da banche grandi e piccole, italiane e straniere, generaliste e specializzate - rivela che, tra l’ottobre del 2008 e lo scorso mese di marzo, il rincaro realizzato sui mutui a tasso fisso è stato superiore.
Molti istituti di credito, infatti, per calcolare il costo di un mutuo a tasso fisso, fanno riferimento all’Eurirs, un parametro che varia in funzione della durata del finanziamento e sul quale viene applicato uno spread, esattamente come accade nel caso dei mutui a tasso variabile; la differenza è che tale parametro viene utilizzato unicamente per definire il costo del mutuo al momento della sottoscrizione e non per calcolare, mese dopo mese, la rata del finanziamento, che resta costante per tutta la durata del prestito.
Anche nel caso dei mutui a tasso fisso, quindi, le banche hanno approfittato dei tassi calanti per aumentare il proprio margine di guadagno (guarda la tabella). Secondo quanto Of-Osservatorio finanziario è in grado di ricostruire, lo spread applicato dalle banche è cresciuto del 24,07%, passando dall’1,08 di ottobre 2008 all’1,34 medio di marzo 2009. Se questi aumenti non si sono tradotti in maggiori costi per i nuovi sottoscrittori di mutui a tasso fisso, è perché, nel frattempo, il tassi di riferimento sono calati più che proporzionalmente: tra la fine di ottobre dell’anno passato e l’inizio del mese di aprile 2009 l’Eurirs a 15 anni è sceso dal 4,53 al 3,76%. Risultato: rispetto ad un finanziamento di 100mila euro a 15 anni sottoscritto cinque mesi fa, il costo complessivo di un mutuo a tasso fisso è sceso, nel campione considerato, dal 5,6 al 5,1%, con uno sconto sulla rata di circa 26 euro (da 822 a 796) per un mutuo di analoghi importo e durata acceso ad inizio aprile.
In rapporto al calo registrato su un mutuo a tasso variabile con caratteristiche analoghe, non è molto. Chi, infatti, ha sottoscritto un mutuo di 100mila euro a tasso variabile nel mese di marzo, impegnandosi a saldare il debito in un periodo di 15 anni, ha pagato una rata di 692.51 euro (tasso finito 3,04), più bassa di circa 171 euro rispetto a coloro che hanno acceso un mutuo di uguale importo e durata nell’ottobre del 2008.
Non stupisce, dunque, che l’incidenza sul totale dei nuovi mutui a tasso variabile sia tornata a salire, passando dal 30% dei primi cinque mesi del 2008 al circa 40% di febbraio (era al 78% nel 2003).
È necessario ricordare, tuttavia, che chi sottoscrive un mutuo a tasso variabile oggi, allettato dai tassi ai minimi (e con prospettive di ulteriori riduzioni nei mesi a venire), si sta accollando un aumento degli spread che, se oggi non è percepibile, farà certamente sentire il suo peso nel momento in cui i tassi ricominceranno a salire. Per contro, chi si indebita a tasso fisso oggi, forse non può beneficiare di significativi riduzioni sull’importo della rata, ma ha la certezza che, in futuro, non subirà le ripercussioni di eventuali aumenti dei tassi.