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Bond, scenari d’estate, Prima parte OF OSSERVATORIO FINANZIARIO

SOMMARIO

Il Bund decennale tedesco offre un interesse modestissimo dell’1,12% lordo. Il Btp decennale italiano dà oggi un rendimento del 2,7% (era il 4,1% a inizio gennaio). C’è un limite alla caduta o sono possibili ulteriori riduzioni? Cambierà, a breve, il clima sui rendimenti dei titoli di stato, che nelle ultime aste in Italia, Germania, Francia e Belgio, era a livello di gelata? Ecco cosa succederà se i tassi salgono, E se (non si sa mai!) dovessero scendere ancora

Bond, scenari d’estate, Prima parte

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Rendimenti ai minimi, risparmiatori disorientati. I risultati delle aste dei titoli pubblici di alcuni paesi europei – Italia, Germania, Francia, Belgio – di questi ultimi giorni confermano la tendenza che tutti gli investitori conoscono: la gelata dei rendimenti dei titoli di Stato. Il Bund tedesco ha raggiunto a fine luglio il livello minimo assoluto della sua storia e il decennale emesso da Berlino offre un interesse modestissimo dell’1,12% lordo.

Sembra un miraggio lontano quel già bassissimo 1,9% di cedola che veniva pagato a inizio 2014. Sulla scia della corazzata tedesca si sono mossi tutti i tassi e i rendimenti degli altri paesi europei dell’area euro. Il Btp decennale italiano, che pure mantiene intatto un differenziale (spread) di circa 150 punti rispetto al Bund offre oggi un rendimento del 2,7% (era il 4,1% a inizio gennaio) e così i Bonos iberici passati dal 4% di gennaio al 2,5% di oggi e gli Oat francesi (da 2,4% a 1,5%).

C’è un limite alla caduta dei rendimenti o sono possibili ulteriori riduzioni? Quali rischi corrono i risparmiatori in un contesto di mercato così anomalo e quali possono essere le soluzioni per chi desidera ottenere un rendimento più elevato, pur nella consapevolezza di dover aumentare il grado di rischio del proprio portafoglio?

OF analizza in due puntate questa estate anomala del reddito fisso, che rischia di accrescere le incertezze per gli investitori di lungo periodo, anche se per il momento sui mercati predomina una innaturale calma piatta, che non viene smossa neppure dalla notizia del nuovo “default” del debito pubblico argentino (l’ottavo nella storia del Paese). Qui di seguito le previsioni sull’andamento dei tassi. Nella prossima puntata online lunedì 11 agosto, in dettaglio le previsioni per i titoli di stato, le emissioni societarie e i bond in valuta.

Perché il calo dei tassi rappresenta un rischio per i risparmiatori?
Partiamo da una nota positiva. I tassi scendono, ma cala anche la velocità di aumento dei prezzi, che nell’eurozona sono fermi a un incremento dello 0,5% su base annua e che in Italia crescono di appena lo 0,3% (dato di giugno). Questo significa che un rendimento netto dello 0,3% (molti conti di deposito arrivano a un netto superiore all’1%) riesce a garantire il valore reale del capitale al netto dell’inflazione.

Naturalmente questa nota positiva ha un retrogusto amaro. I prezzi non salgono perché l’economia è ferma e il pericolo della deflazione, un calo dei prezzi di beni e servizi su base generalizzata, che avrebbe l’effetto di far avvitare su stesso l’intero sistema economico europeo, è tutt’altro che scongiurato. ---- Ma se da un lato c’è chi teme la deflazione (che provoca, appunto, la diminuzione dei tassi e dei rendimenti), altri osservatori sono allarmati da un ritorno alla normalità dei tassi di interesse, che potrebbero puntare verso soglie “fisiologiche” di almeno il 2-3% per le scadenze a dieci anni. E’ quanto sta accadendo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, paesi in cui il ciclo economico è meno anemico che nell’eurozona.

Tuttavia quando i tassi su di un titolo decennale salgono dell’1% il valore capitale dei titoli già emessi scende di circa il 7%. Questo significa che se, per ipotesi, un risparmiatore italiano acquistasse oggi un Btp al 2,7% e tra un anno il rendimento di mercato salisse al 3,7% (scenario al momento alquanto improbabile) registrerebbe una perdita di 700 euro su un investimento di 10mila.

Ecco dunque spiegato il motivo del rischio di lungo periodo: quando i tassi aumenteranno nuovamente gli investitori potrebbero subire perdite importanti in conto capitale sui propri portafogli a reddito fisso. Particolarmente esposti a questo rischio sono i fondi di investimento obbligazionari, che valorizzano quotidianamente le variazioni delle quotazioni dei titoli che hanno in portafoglio.


Quando i tassi salgono, inesorabilmente il valore delle quote dei fondi scende (e viceversa). I risparmiatori privati in un certo senso sono favoriti perché possono mantenere il titolo fino alla scadenza e saranno rimborsati alla pari, senza subire alcuna perdita in conto capitale.

Ma i tassi scendono…
Il rischio di un aumento dei rendimenti, che rappresenterebbe un ritorno alla normalità, almeno nei paesi dell’eurozona, è remoto. I rendimenti infatti, come abbiamo visto, continuano a scendere. E questa circostanza ha avvantaggiato notevolmente i risparmiatori che a gennaio avevano investito in obbligazioni.

Da inizio anno l’indice Merrill Lynch delle obbligazioni governative dell’eurozona (che comprende anche i Btp italiani) ha messo a segno un guadagno di circa l’8%, dovuto proprio al guadagno in conto capitale derivante dal calo dei rendimenti. Presi separatamente i Btp italiani registrano un guadagno complessivo (cedola e incremento di valore capitale) di quasi il 10% in 7 mesi. Anche le obbligazioni societarie, in base all’indicatore di Merrill Lynch relativo a questa categoria di titoli conquistano una performance di quasi il 5,5% in poco più di un semestre.

Questi guadagni, è bene sottolinearlo, non si ripeteranno. I rendimento potranno scendere ancora un poco, ma saranno piccole limature. Chi cerca performance più interessanti deve guardare altrove (vedi seconda parte di questo articolo)

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