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Anche Banca per la Casa - Gruppo Unicredit aumenterà gli spread, la maggiorazione sui tassi Euribor e Irs, dopo Deutsche Bank, BancoPosta, Ing Direct e Credem. L’euribor continua la sua corsa al rialzo e le banche pagano i fondi per i mutui quattro volte di più di un anno fa prima della crisi dei subprime. Cosa succede quando un cliente salta una rata e il mutuo s’incaglia.

Retroscena. Cosa succede ai mutui italiani

“Anche noi aumenteremo gli spread”, la conferma è arrivata oggi ad Of-Osservatorio finanziario da parte di Pasquale Giamboi, amministratore delegato Banca per la Casa – Gruppo UniCredit a margine del convegno sui mutui retail organizzato da Atkearney, Crif, Genworth Italia e Gruppo MutuiOnline. L’aumento della maggiorazione applicata dalle banche ai tassi per i mutui era già stato annunciato da Of nell’indagine su 20 banche a un anno dalla crisi dei subprime (le banche che hanno già ritoccato all’insù gli spread sono Deutsche Bank, BancoPosta, Ing Direct e Credem mentre Barclays ha annunciato a Of che lo farà a partire dal prossimo novembre). I motivi di questa decisione derivano prima di tutto dai costi elevati per i fondi necessari per erogare i prestiti, costi che sono quadruplicati in poco più di un anno, e, in secondo luogo, dall’aumento del rischio a causa della crisi economica e dell’aumento dei tassi di riferimento: l’Euribor a tre mesi in quest’ultima settimana ha raggiunto il massimo storico dal 2000, superando quota 5,05%. Ma non è tutto: tra le motivazioni dell’aumento degli spread c’è anche il turn over dei clienti causati dal Decreto per la portabilità (surroga) dei mutui dell’ex Ministro Bersani. “Tenga presente però che oggi gli spread sono scesi da una media dell’1,49% di un anno e mezzo fa all’1,07%, con una diminuzione del 30%".

Per quanto riguarda la convenzione ABI-Mef l’amministratore delegato di BdC ha ammesso che sarà utile soprattutto per i mutui morosi e incagliati: la morosità s’intende quando un mutuatario non fa fronte ai suoi impegni con la banca fino a sei mensilità, alla settima rata, infatti, un mutuo viene considerato “incagliato”. E’ il primo dei tre passaggi verso il pignoramento, a cui seguono il periodo di “sofferenza” che attiva l’azione esecutiva e successivamente la decisione giudiziaria per l’asta dell’immobile (pignoramento). La convenzione ABI-Mef in pratica, congelando la rata ai valori del 2006, aiuta il cliente moroso o “incagliato” a tornare “in bonus”, cioè a pulire la sua situazione debitoria e ad uscire anche dall’elenco dei “cattivi pagatori” con tutti le conseguenze relative.

“I clienti che chiedono il tasso fisso oggi sono quasi l’80%”, ha confermato Giamboi, “e in Italia siamo gli unici a proporre mutui a tasso fisso fino a 30 anni, molto onerosi per la banca, ma molto richiesti dalle famiglie”. L’unica strada per il futuro dei mutui rimane l’innovazione dei prodotti verso mutui sempre più flessibili, unita però anche ad un miglioramento continuo della rete di vendita e del rapporto con il cliente. Indispensabile per il mercato dei mutui in particolare di quelli a tasso fisso, inoltre, è il sostegno dei covered bond.
© Of-Osservatorio finanziario

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