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Buone notizie: arrivano nuovi fondi. Sempre più verdi OF OSSERVATORIO FINANZIARIO

SOMMARIO

Perché la finanza etica è destinata a crescere anche in Italia? Aumenta l’attenzione verso l’investimento etico. Sempre più gestori utilizzano criteri di responsabilità sociale e ambientale nella definizione del portafoglio titoli. E nel mercato italiano sono in arrivo nuovi prodotti d’investimento socialmente responsabile. Ma c’è chi rimane scettico sul futuro del Socially Responsible Investing

Buone notizie: arrivano nuovi fondi. Sempre più verdi

In Italia, il panorama dell’investimento socialmente responsabile non è immobile come qualcuno crede. Poco più di un anno fa, ad esempio, Dexia AM ha deciso di proporre anche alla clientela retail 16 nuovi fondi d’investimento socialmente responsabili, prima destinati esclusivamente agli investitori istituzionali (guarda le schede prodotto nell’Osservatorio finanza etica). Nei prossimi mesi, Credit Suisse lancerà un nuovo prodotto socialmente responsabile, che andrà a sostituire il fondo Christian Values, chiuso a fine dicembre. Intanto, anche Arc Asset Management sta confezionando un nuovo fondo etico che, inizialmente, sarà destinato alla clientela istituzionale e, in seconda battuta, al mercato retail, mentre Aletti Gestielle sta lavorando ad un completo restyling di uno dei fondi socialmente responsabili e ad alcune ulteriori novità.

“Io credo che il settore dei fondi etici abbia delle forti potenzialità di crescita: in questo particolare momento, si sente la necessità di recuperare i fondamenti anche etici dell’economia, della finanza e della gestione aziendale, e il mercato dei fondi etici può essere liberato dai pregiudizi che gravano sull’industria del risparmio gestito; tuttavia” precisa Silvana Signori, docente del corso di Etica d'impresa e bilancio sociale presso l’Università di Bergamo e autrice di diverse pubblicazioni sul tema dell’investimento etico (ascolta il contributo audio), “affinché queste potenzialità si realizzino, è necessario compiere sforzi decisivi sul piano dell’educazione finanziaria”.

Il futuro dell’investimento “etico” o “eticamente orientato” rimane comunque legato, prima di tutto, alle sorti del risparmio gestito nel suo complesso. Se il 2008 è stato l’annus horribilis dell’industria, con una raccolta negativa pari ad oltre 140 miliardi di euro (secondo dati Assogestioni), nel primo bimestre dell’anno, la fuga dai fondi sembra essere rallentata, ed il bilancio tra sottoscrizioni e riscatti è sceso dai -9 miliardi di dicembre 2008, ai -4,9 miliardi e -2,9 miliardi di, rispettivamente, gennaio e febbraio 2009. E i fondi etici? Anche l’investimento socialmente responsabile ha dovuto fronteggiare una raccolta netta negativa: a fronte di nuove sottoscrizioni per un totale di 417 milioni di euro, i riscatti sono stati doppi (882 milioni), portando il saldo negativo a circa 464 milioni di euro. Nei primi mesi dell’anno il bilancio tra sottoscrizioni e riscatti si è comunque alleggerito, riducendo l’entità della raccolta netta (comunque rimasta negativa) dai 52,3 milioni di ottobre agli 8 milioni di febbraio.

Alcuni segnali di tenuta dell’investimento socialmente responsabile, per quanto labili ed intermittenti, si possono, per altro, riscontrare: in base a quanto l’Osservatorio finanza etica è in grado di ricostruire, nel corso del 2008 alcuni fondi “etici” hanno registrato una raccolta positiva: il fondo Valori Responsabili Monetario ha visto crescere del 24,3% il patrimonio gestito, passato dai 103,6 milioni di euro del 2008 ai quasi 129 milioni dell’inizio 2009 (Leggi l'intervista ad Alessandra Viscovi). Non è un caso che anche l’altro “campione” sul fronte rendimenti, il Gestielle Obbligazionario etico (+3,74% nel 2008, guarda la tabella), abbia registrato un patrimonio in crescita sostenuta (+ 53,3%) nel corso dell’anno passato, segno che l’investimento etico, quando si dimostra capace di tradursi in buoni rendimenti, attrae il risparmiatori anche in tempi di crisi. E anche un fondo come Aureo Finanza Etica, che, per la verità, non ha brillato sul piano delle performance (guarda la tabella sui rendimenti ad un anno), ha tenuto, mantenendo un asset quasi invariato nel 2008 (con un patrimonio attorno ai 5,5 milioni di euro).

---- Ma se è vero che il SRI non potrà crescere in presenza di un’industria finanziaria ancora agonizzante, qualcuno ritiene che l’investimento etico possa rappresentare una delle possibili risposte alla crisi del risparmio gestito aggravata dal tracollo finanziario originato nell’estate del 2007: “Certamente si tratta di una risposta parziale”, ricorda Davide Dal Maso, direttore generale del Forum per la Finanza Sostenibile, l'associazione italiana senza scopo di lucro che promuove la cultura della responsabilità sociale d'impresa nella pratica degli investimenti finanziari. “Io penso che la finanza responsabile – e parlo volutamente di finanza responsabile più che di finanza etica – abbia un plus rispetto al resto dell’industria finanziaria: ovvero l’ambizione di fornire risposte alla crisi, garantendo una maggiore trasparenza, una maggiore riconoscibilità dei processi d’investimento, e che questo possa essere uno degli elementi sulla base dei quali ricostruire il rapporto di fiducia”.

Proprio in questa chiave, Morningstar ha da poco lanciato in Italia il nuovo sistema di Rating qualitativo dei fondi: “Attraverso la ricerca e i rating qualitativi, è possibile comprendere in che modo un fondo può comportarsi sotto diverse condizioni di mercato. Questi nuovi rating si basano su cinque pilastri: Persone, Società, Processo, Prezzo e Performance. Ciascuna di queste dimensioni”, spiega Dario Portioli, fund analyst di Morningstar, “viene esaminata in modo dettagliato e sottoposta alle valutazioni del Comitato di Rating pan-europeo”. L’analisi fa riferimento anche a criteri di responsabilità sociale e ambientale, anche se, precisa Portioli, “questi criteri vengono presi in esame soltanto nel caso in cui il fondo dichiari di ispirarsi ai principi del Socially Responsible Investing. Ad ogni modo, in futuro, è probabile che i criteri di responsabilità socio-ambientale siano presi in considerazione da un numero crescente di gestori, anche da quelli che non amministrano fondi etici in senso stretto”. I temi sui quali si sta ragionando maggiormente, in Italia, sono quelli “classici” del cambiamento climatico e dalla tutela dell’ambiente. “Questo sta portando allo sviluppo di portafogli con una esplicita impronta ambientalistica. Altri Paesi, come la Francia”, segnala Federico Pezzolato, CSR Analyst di Vigeo, società di consulenza sociale ed ambientale, “si stanno invece affacciando a temi quali la valorizzazione delle risorse umane all’interno dell’azienda”.

Nel frattempo, l’investimento socialmente responsabile cresce rapidamente in tutta Europa: secondo una recente indagine condotta da Eurosif, European Social Investment Forum, un gruppo pan-europeo che comprende fondi pensione, fornitori di servizi finanziari, centri di ricerca e ONG, il mercato europeo del Sustainable and Responsible Investment avrebbe raggiunto i 2.665 miliardi di euro, con una crescita del 102% in due anni, fino a raggiungere il 17,6% del patrimonio gestito nel vecchio continente. “Uno dei mercati che sembrano destinati a crescere maggiormente è quello degli HNWI High Net Worth Individuals”, sottolinea Pezzonato (Vigeo), “si tratta di investitori con un patrimonio che va da un milione di dollari in su, escluso l'immobile in cui abitano, e che stanno scommettendo sugli investimenti sostenibili”. Secondo uno studio pubblicato nel mese di novembre da Eurosif nel corso dei 12 mesi precedenti, il 72% degli operatori intervistati ha riscontrato una maggiore propensione all'investimento sostenibile da parte degli HNWIs. Non solo: nonostante la recente fase di turbolenza dei mercati, l'87% dei rispondenti è convinto che l'interesse per gli investimenti sostenibili sia destinato a crescere nei prossimi tre anni, mentre il 75% dei family office intervistati vede nel trasferimento generazionale delle ricchezze uno dei fattori chiave nella crescita dell'investimento sostenibile tra i detentori di grandi patrimoni. E se ammettiamo che gli affluent siano i clienti con una cultura finanziaria più elevata, e, soprattutto, coloro che possono fare affidamento su una consulenza dedicata di più alto livello, è lecito supporre che l' “effetto traino” esercitato da questo target, possa traghettare nuovi investitori - anche con asset meno importanti - verso i lidi della finanza socialmente responsabile.

---- Si tratta di un processo che, secondo Mauro Costantini, responsabile Paesi emergenti azionari e fondi etici di Monte Paschi Asset Management dovrebbe essere favorito anche da altri fattori: “Rallentamento dell'attività produttiva, taglio dei costi da parte dell'imprese e conseguente ridimensionamento delle strutture aziendali con un forte ricorso ai licenziamenti, stanno iniziando a provocare forti effetti anche sul comportamento di tutti i giorni della gente: questo porta ad una forte riflessione dell'attività di investimento e ad una maggiore presa di coscienza dei propri investimenti, dell'effettivo utilizzo dei risparmi che vengono destinati ai mercati azionari ed obbligazionari. Tutto ciò” conclude Costantini “dovrebbe tradursi con un interesse maggiore verso gli “investimenti etici” che richiedono un approccio un po' diverso rispetto al classico investimento: la focalizzazzione non deve essere concentrata solo sul "ritorno" ma anche su "come" il ritorno viene realizzato". Giordano Beani, direttore investimenti di BNP Paribas Asset Management, e responsabile della gestione di portafoglio del fondo BNL per Telethon, chiama in causa quella che definisce “la crisi di un intero modello di business”: “il perseguimento del mero profitto economico può portare alle conseguenze nefaste registrate nel sistema bancario americano; le stesse che alla fine ricadono su tutti gli stakeholders: azionisti, fornitori, dipendenti ecc. Per questo credo che la crisi possa accrescere l'attenzione verso il tema della responsabilità sociale, incoraggiando certe imprese, nel contempo, ad abbandonare l'ossessione per la massimizzazione degli utili trimestrali". E su questo tema, anche Pezzolato (Vigeo), ha qualcosa da dire: “Durante la crisi, diverse società hanno tagliato i costi delle consulenze, e tra questi quelli legati all’adozione di politiche socialmente responsabili all’interno dell’azienda. Ma da parte di chi è andato avanti o ha ricominciato a chiedere la nostra consulenza sui temi della CSR, abbiamo riscontrato un atteggiamento diverso, più serio e consapevole: orientato a fare della responsabilità socio-ambientale una strategie per gestire e prevenire i rischi più che uno strumento di marketing”.

C’è chi, nonostante tutto, non nasconde un po’ di scetticismo sul futuro della finanza etica: “Questo non è un bel periodo per l’investimento socialmente responsabile”, premette Fiorini (Aletti Gestielle): “in un momento in cui le performance sono molto limitate, il fattore etico viene messo da parte; l’atteggiamento del risparmiatore è mediamente orientato a massimizzare la performance piuttosto che al rispetto dei criteri di responsabilità sociale e ambientale. Soprattutto in presenza di commissioni che sono leggermente più elevate rispetto a quelle applicate nei fondi comuni tradizionali”. Qualcun altro, si dimostra più possibilista “L'investimento etico rappresenta una nicchia di mercato”, riconosce Beani (BNP Paribas AM) “e non credo che nel 2009 ci saranno forti discontinuità rispetto al passato. Tuttavia, nel lungo periodo, la tendenza è sicuramente quella di una crescita dei fondi socialmente responsabili a livello globale”. Non mancano gli ottimisti: "L'investimento etico ha successo anche perché ha molte valenze: non riguarda solo temi "politicamente corretti" - l'energia pulita, la salute, l'ambiente - ma anche, più pragmaticamente, temi "finanziariamente corretti", come la comunicazione, la trasparenza, il rispetto delle norme, la governance e, al negativo, la corruzione, l'abuso di posizione dominante e cosi' via. Una cosa e' certa però”, conclude Mario Baronci, Responsabile Mercato Obbligazionario di Sella Gestioni Sgr: “è assodata la funzione di potente ed efficace filtro dell'approccio SRI: un attento screening etico avrebbe scremato sia Enron che Parmalat, per citare casi storici. Per non parlare della cronaca e dei recentissimi casi di frode finanziaria…”.

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